Annunziata Romeo
1° classificata
2 Settembre 2000
Senza riposo
quasi tremante
e scalza
il tuo silenzio ascolto
col suo vuoto
privo di polvere di stelle
m’inquieto
e col sentir materno
quasi profondo
sento il tuo soffrire
Uguale spasimo
raccolgo
nel tuo vecchio giardino
improvviso
da un vento polare
abbattuto
sotto gli occhi del cielo
cui sole non brilla
nel tuo dire
il tuo fare
che mi rammenta ricordi
una voce lontana
mi sembra d’ascoltare felice
che a me s’avvicina
come un lampo di luce
nelle vetrate del cuore
l’unica
a suscitare speranze
specie
quando la vita
come adesso
si ferma nel lungo pianto della sera
col dolore del cuore
sì tanto stremato
che il fulgido colore
d’una stella che cade
gli sfugge.
Roberto Lucia
2° classificato
Bisagno (1)
Alla svolta di Ligorna si avverte un brusio
sul muro freddo della sera:
tornano i vinti dallo stadio
la luna allungata sul tetto
di auto affaticate.
Intorno un’aria antica di campagna
e voci gravi di campane
e luci di lampioni
che muovon un’acqua allentata di ramarro.
Il silenzio si ascolta infilati nella sera,
nel sonno delle case
mentre cadono i rasoi del vento
giù dalle gobbe dei monti.
Bisagno, ora sei un lurido serpente
cui il vento tramontano
lustra la pelle ruvida;
ora scendi tra lontane brezze di campane
e memorie d’altri tempi:
sotto i muri crepati della riva
sta con l’anima nell’erba
il tuo basilico antico
e cantan le bisagnine.
Poi, tra un groviglio di odori
e di tetti e di antenne,
vai lento alla Foce verso il largo
dove passano rare navi dondolanti
e nel vento splende l’antico odore del mare
(1) torrente che attraversa Genova
Simonetta Cariolato
3° classificata
Settembre
Sei giunto
dall’arsura dei campi
sul crepitio delle cicale
moto che squami il sole
in vibrazioni sopportabili.
Luce fumosa se il bianco avanza
in larghe maglie.
Arruffa il cielo di pastello
nell’ora che serbiamo come dono
quando il viso,
attonito e ingiallito,
riempie le narici di quell’aspro
che spezza il timore,
il giudizio e la ragione.
Traccia linee tenui
rughe fertili alla speranza
che germoglia
nel frutto giovane del melograno.
Settembre,
margine dove sostare,
ombre alle spalle
piedi grandi per volare.
Tomaso Pieragnolo
4° classificato
Tu non lo sai
Tu non lo sai, amore,
ma ci sono
paesi interi
nei tuoi occhi:
ci sono fiumi
che girano lenti
per giungere al mare,
acqua fredda
di montagna
che salta
di roccia in roccia
come risa
di bimbi felici
che tu sola, amore,
ed io, udiamo.
Tu non lo sai,
ma ci sono
terre intere
nei tuoi occhi:
ci sono storie
che lasciano segni
mai più accarezzati,
aghi di pino
e silenzio e funghi
odorosi di umida terra;
ci sono vite
passate e future,
le nostre, presenti,
che lasciano l’odore
dell’alba mattutina,
dove io mi chino, amore,
sui tuoi occhi
per baciare il cielo.
Mauro Pedrazzoli
5° classificato
Soltanto 8 ore
Se tu maturando
non avessi lasciato inaridire
quelle frali sofferenti
intenzioni adolescenziali
pregne di autenticità,
avresti potuto attecchire
nella blaterante
incomprensibilità degli altri
l’insolente alterezza
di esserti mantenuto puro.
Invece ora,
appieno impantanato
nella rassegnazione,
una stanca fierezza
depressa da scelte riguardanti
il modo più opportuno
per quagliare
sarà la migliore aspettativa,
con la quale infine riceverai
quel tacito:
“La ringraziamo per
averci dato la vita
e di essersi sempre
professionalmente astenuto
dal capirne la motivazione”.
E poi rimarrai solo
con un latrante rimorso
che porterai a spasso tutti i giorni,
cercando invano di accendere
un po’ d’entusiasmo
in un’esistenza
ormai intrisa di frustrazione.
Roberto Falcetta
6° classificato
Cade
greve
la pioggia
Copre
col rumore
quel che non so dire
La tristezza
di una foglia bagnata
La veste malata
della spoglia giovinezza
I passi sull’erba umida
sordida esistenza
Dietro pini pesanti
scorgo le rughe del mondo
la fuga dei giganti di un tempo
soggiogati anch’essi
da questo infinito sogno
Eleonora Negri
7° classificata
Voi due
Insieme,
Siete come tuorlo e albume,
l’acqua e la bottiglia,
la casa e il tetto,
il tavolo e la sedia.
Soli,
Siete come un prato senza erba,
un bosco senza alberi,
una cima senza neve,
un mare senza sale.
Vi guardavo l’altra sera,
dall’alto dei miei trent’anni:
una tenerezza infinita vedere
il fluido della saggezza
danzare con i gesti tremolanti
di due vecchi attori
curvi sul palcoscenico della vita.
Come una stella,
quasi alla fine del suo lungo cammino,
perde splendore;
così voi, chiusi nel vostro focolare alla deriva
bevete ricordi,
mangiate noia,
digerite dispiaceri.
Un giorno a caso, il cordone ombelicale
da cui ora voi prendete ossigeno
arriverà alla fine e ci dovremo lasciare.
voi con il rimpianto di non aver avuto di più
e io con il rimorso di non aver dato di più.
A mamma e papà
Chiara Riva
8° classificata
Alla mia itaca voglio approdare
Alla mia itaca voglio approdare dopo
Aver udito la dolce malinconia
Di un volto che rispecchia,
Assente, nel finestrino di un
Pulmino azzurro cielo dell’anffas
Alla mia isola mediterranea voglio giungere
Dopo aver assaporato il ruvido inebriante sapore della
Terra che si insinua sotto le unghie inspessite dal
lavoro per far nascere un fiore
Sulla saggia consapevolezza dell’insensata vita
Voglio planare dopo aver succhiato l’umido odore
Di scogli salati
Alla pace delle pupille dilatate voglio arrivare
Dopo aver sentito le lignee mani
Unte sulla pelle sudata per la palpitante
Nottata di lampi
Il ruggito del tempo che scorre come un fiume in piena
Ricorda che la mia Itaca non è poi così lontana
Patrizio Pitto Neri
9° classificato
Per giustificare il giorno
Basterebbe il ricordo della bellezza
dei tuoi seni tra le rocce
a giustificare questo giorno
che irreale si conduce
in un ghiaccio che non si scioglie
e dal cuore degli uomini si estende
al confine della notte.
Scintilla su esso il dolore:
ma è di cristallo la tua immagine
anche se forse è solo un miraggio,
un sogno impossibile,
uno strenuante passaggio.
Anna Maria Monchiero
10° classificata
Quando la notte
A ragnatela le stelle
su notte di favole
e lucciole imprendibili
ad una mano tesa
raccontano di falò
a mezzanotte, di vento
furtivo d’amanti
tra sabbia scura
che inghiotte le onde
e non basta riavvolgere
il gomitolo del tempo
per frenare la corsa,
non bastano falene d’agosto
attorno a falsa luce
di tanti re Mida dal corpo
freddo e destare
l’anima delle bambole.
Si spengono silenzi
umidi di rugiada,
improvvisato un madrigale
d’amore e intanto domani
continua la mattanza.